Bentornati tra le pagine delle guide di paese, il format di Ci Torneremo che racconta i paesi della provincia di Lecce!
Oggi vi portiamo alla scoperta di Calimera, località che fa parte della cosiddetta Grecìa Salentina. Questo paese ci ha conquistati perché è ricco di storia, fascino e tradizioni.
In questo articolo vi suggeriamo cosa vedere a Calimera, dove fare acquisti e altre informazioni utili nel caso vogliate visitare questo grazioso paese del Salento.
BUONGIORNO CALIMERA!
Ci piace partire sempre dal nome del paese che andiamo a scoprire, ma questa volta lo facciamo con più curiosità del solito perché, come risaputo, Kalimera in greco significa buongiorno. In questo tour abbiamo scoperto che il toponimo potrebbe anche derivare dal greco kallá (bella) e meréa (posto), per indicare un gradevole luogo, immerso nella natura, come era un tempo questa contrada.
Curiosità: da merèa deriva anche il termine dialettale mera (“ane dhra mera”).
I SOPRANNOMI
Adoriamo anche scoprire qual è il soprannome degli abitanti del paese che visitiamo. Non tutti ne possiedono uno, ma Calimera ne ha addirittura due!
Il primo è porci, poiché un tempo il paese era dedito principalmente all’agricoltura e all’allevamento dei maiali. L’altro è craunari (carbonai). Anticamente il paese era infatti circondato da un enorme bosco appartenente al feudo di Martano. Nel 1800 si cominciarono ad abbatterne gli alberi, per un fruttuoso commercio di carbone.
L’ORIGINE DEL PAESE
Sull’origine di Calimera ci sono teorie contrastanti. La più accreditata è che sia avvenuta nell’ VIII sec. d.C, quando diverse comunità di monaci basiliani migrarono e si stanziarono in Calabria e in Puglia. I monaci, che si rifugiavano in grotte ipogee,diffusero il rito greco in una vasta area del Salento, conosciuta oggi con il nome di Grecìa Salentina.
COSA VEDERE A CALIMERA
Nella piazza principale, piazza del Sole, si trova la chiesa matrice di San Brizio (XVI sec.), la cui facciata è rivolta a ovest, come la maggior parte delle chiese di matrice bizantina.
Imboccate via Montinaro, vi ritroverete di fronte alla chiesetta di Sant’Antonio abate. Noi l’abbiamo trovata chiusa ma siamo rimasti ad ammirarne la meravigliosa facciata, ricca di decorazioni. Accanto, in stato di abbandono, ciò che rimane di un antico Hospitale, che accoglieva i pellegrini diretti a Otranto o Leuca.
Su questa lunga e antica strada si affacciano bellissimi cortili. Il nostro preferito è quello al civico 80, bugnato a punta di diamante e con capitelli, una vera opera d’arte!
Percorrete poi via Costantini, la strada principale del centro antico che, proprio come nelle città greche, divide il nucleo urbano in due parti, estendendosi da est verso ovest. Da questa strada si snodano vicoli e vicoletti, in cui vi consigliamo di addentrarvi per godere a pieno di una atmosfera dal sapore antico.
Raggiungete a piedi i giardini comunali, dove è presente una stele greca autentica! Risale al IV sec. a.C e fu donata nel 1959 dal Museo Archeologico Nazionale di Atene a Calimera, in segno di fratellanza e di comune origini. Sul timpano dell’edicola che la ospita è inciso “Straniera tu non sei qui a Calimera”.
Lasciate il centro abitato e spostatevi nelle campagne tra Calimera e Martano, dove troverete la chiesetta di San Vito. Rimarrete a bocca aperta quando, entrando, scorgerete un grosso monolite di forma circolare. Questa misteriosa pietra forata è la pietra della fertilità, conosciuta anche come la petra de Santu Vitu. Nonostante la circonferenza del foro sia di soli 30 cm, la leggenda narra che chiunque, indipendente dalla sua stazza, possa attraversarla!
Tutt’oggi si tiene un cerimoniale propiziatorio, ormai folkloristico. Ogni lunedì dell’Angelo, a Pasquetta, questo luogo si riempie di persone intente ad attraversare la pietra. Noi lo abbiamo fatto un po’ in anticipo (e adesso ci sentiamo decisamente rinati) 🙂
DOVE FARE ACQUISTI A CALIMERA
CAVA VERDE BIO FARM. Nella piazza principale c’è il punto vendita di un’azienda agricola di Calimera. Non si tratta della solita bottega ma di una realtà che ci ha piacevolmente colpiti!
Si rimane sorpresi dal banco dei formaggi, uno più stuzzicante dell’altro. Accanto, in bella vista, un paniere colmo di uova fresche di giornata e, sugli scaffali, tante eccellenze gastronomiche locali, conserve, passate, vini, miele, etc. L’altra metà del negozio è dedicata all’ortofrutta, con prodotti freschi, di stagione e rigorosamente biologici!
Sapete bene che prima di consigliarvi una realtà commerciale dobbiamo conoscerla al meglio per capire se lavora in modo etico e se punta alla qualità. Lo abbiamo fatto anche in questo caso, andando a vedere con i nostri occhi come lavora questa azienda agricola.
Come si intuisce dal nome, l’azienda sorge nei pressi di quelle che un tempo erano delle cave, e che oggi sono circondate dal verde dei campi, coltivati con passione e dedizione. Antonio, il titolare, ci mostra orgoglioso i suoi allevamenti biologici: 250 capi, tra pecore e capre. Non capre qualsiasi, ma di razza jonica. L’azienda ha scelto questa tipologia ovina per portare avanti una razza autoctona e ormai in via d’estinzione.
La filosofia che c’è dietro a Cava Verde Bio Farm è infatti fondata sul fare le cose bene: gli animali vengono alimentati con foraggi biologici autoprodotti e ogni giorno escono al pascolo. Il risultato sono formaggi squisiti, con un gusto che non è mai lo stesso a seconda dell’alimentazione vegetale della giornata. Il loro è un sapore qualitativamente superiore rispetto a quelli “standardizzati” a cui siamo abituati! Mentre la quasi totalità degli altri caseifici utilizza infatti latte proveniente da altri allevamenti, (ed è quindi costretta a pastorizzarlo per scongiurare cariche microbiche e inacidimenti dovuti al trasporto) Cava Verde Bio non usa scorciatoie: utilizza il proprio latte a crudo, lavorandolo subito dopo la mungitura.
Nell’azienda ci sono anche un bel po’ di galline, che vivono in un pollaio aperto da un lato, in modo che siano libere di uscire a loro piacimento. L’azienda ha poi diversi terreni coltivati sempre in modo biologico e in futuroaprirà un punto di lavorazione e vendita della carne.
Se vi trovate a Calimera, andate a trovarli. Se non siete a Calimera, andateci di proposito!
I MUSEI DI CALIMERA
Merita di sicuro una visita la Casa-Museo della civiltà contadina e della cultura Grika.
A guidarvi sarà il presidente dell’associazione, Vito Bergamo, storico e scrittore. Vito, nonostante la sua cecità, riuscirà a “farvi vedere” com’era il Salento di un tempo.
Tra racconti di aneddoti e storia della Grecà Salentina, vi condurrà alla scoperta di antichi giochi (che incuriosiranno persino i bambini iper-tecnologici di oggi), di accessori e arredamenti delle case contadine del passato.
Bellissimi gli utensili della cucina di una volta, che un tempo era l’anima della casa: la famiglia si riuniva attorno al focolare, il cosiddetto “focalire o cantune“, dove gli anziani intrattenevano adulti e bambini con racconti appassionanti e formativi. Il percorso prosegue poi tra gli attrezzi dei mestieri di un tempo (meraviglioso l’enorme telaio utilizzato dalle donne per la tessitura). Poi tante foto d’epoca e piccoli reperti archeologici.
L’ingresso è offerta libera, il tempo di visita è di circa 30 minuti.
Orari: 9.30 – 12.30 e 17.00 – 20.00 cell. 339 4894120 info@ghetonia.it
A Calimera c’è anche un Museo di Storia Naturale, con una grande area espositiva, vivarium e parco faunistico.
Il loro sito con info e orari.
FESTE A CALIMERA
Un appuntamento che vi consigliamo di non perdervi è la Festa dei Lampioni! Ogni 21 Giugno, in concomitanza con il solstizio d’estate, l’accogliente Piazza del Sole e le vie del centro storico si animano di luci, colori e musica. Il “lampioni” sono coloratissime lampade di carta velina. Vengono realizzate dai calimeresi, che danno loro molteplici forme e colori. La preparazione dei lampioni comincia già settimane prima della festa, ed è un rito che unisce e fortifica la comunità.
LA LINGUA GRIKA (O GRECANICA)
Oggi Calimera è il paese con più persone ancora in grado di parlare la lingua grika!
La lingua grika (o grecanica) introdotta dai monaci basiliani, si diffuse e rimase in uso per oltre dieci secoli, resistendo persino alle successive dominazioni di altri popoli. Cominciò a svanire solo a partire dal 1600, rimanendo però viva fino al secolo scorso. Pertanto questa lingua è nel dna Calimera, e lo si può notare ovunque: nelle affissioni, nelle iscrizioni sui monumenti, nei cartelloni dei progetti scolastici. Persino le informazioni poste sotto i monumenti sono tradotte, anziché in inglese, in griko!
Curiosità: questa lingua, essendosi ibridata ed evoluta nel Salento, risulta più vicina al cretese e al cipriota, che non al neo-greco.
Affascinati da questo aspetto siamo andati alla ricerca di quelli anziani calimeresi ancora in grado di parlare il griko. Non è stato per niente difficile trovarli! Siamo entrati nel circolo ricreativo (proprio accanto al palazzo comunale) e abbiamo conosciuto una decina di amabili anziani, calimeresi d.o.c! Ognuno ci teneva a raccontare la propria versione della storia di Calimera, tanto che abbiamo assistito ad esilaranti siparietti. E’ stato appassionante ascoltarli parlare e scherzare tra di loro in griko. Sembrava di vivere contemporaneamente in due dimensioni spazio-temporali parallele!
Se ne avete la possibilità, fermatevi a parlare con gli anziani del posto. Sarà una bella esperienza che vi trasmetterà l’essenza del paese e del Salento.