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Alla scoperta di KARADRÀ

Si legge che…

“Quattro giovani salentini adottano dei terreni incolti, li bonificano e attraverso studio, passione e fatica li riportano in vita per loro e per tutta la comunità.”

Sono frasi del genere quelle che, attraverso il web, raccontano il progetto Karadrà.

Ovviamente una descrizione così suggestiva non possiamo che sentirla molto vicina a noi, stimola la nostra curiosità.

Decidiamo quindi di andare a conoscerli di persona e di farci una chiacchierata.

Il luogo

Il navigatore ci conduce in una zona fatta di muretti a secco, di casette solitarie in una campagna più viva che mai, nostante la terribile ferita degli ulivi devastati dalla xylella. Scorgiamo di tanto in tanto dei vecchietti intenti ad annaffiare i loro appezzamenti sotto un sole che anche quest’oggi sta andando a riposare. E’ lo scenario perfetto, quello che più si avvicina alla nostra idea di Salento. Ci sentiamo nel posto giusto, al momento giusto.

Raggiungiamo così il vecchio Fondo Cafazza, nell’agro di Cutrofiano dove il progetto ha avuto inizio e continua ad evolversi.

La storia

Comincia nel 2014, con alcuni giovani che hanno intenzione di farsi da soli un po’ di olio di oliva. La Xylella ancora non è esplosa del tutto e tanti alberi sono comunque abbandonati, così ne chiedono alcuni ai proprietari, i quali li cedono senza volere nulla in cambio.

Una risposta del genere appare sorprendente ma ben motivata: i proprietari sono tenuti per legge a curare i propri appezzamenti e troppo spesso per loro diviene un dovere troppo oneroso.

A quel punto, per questi ragazzi si apre un mondo.

Territorio e resilienza

Cominciano ad analizzare le problematiche e a studiare quali soluzioni “dal basso” siano più fattibili.

“Il nostro territorio è in desertificazione avanzata ormai da decenni. Oltre alle cause naturali, la falda si è salinizzata a causa dell’intensività dei prelievi acquiferi, e l’utilizzo di prodotti chimici e il sotterramento dei rifiuti hanno fatto il resto.

Nelle ultime due generazioni c’è stato poi un distacco culturale dalla terra. Ancora oggi si dice che se non hai voglia di studiare ti tocca andare a zappare, dando una connotazione negativa all’agricoltura. Invece noi abbiamo capito che per lavorare la terra occorre studiare, cosa che abbiamo fatto e continuiamo a fare”.

Di fronte all’abbandono, la soluzione è restare.

Di fronte ad una terra violentata e sofferente la soluzione è curare.

Per riuscire in entrambe le cose occorrono tre cose: l’amore per la terra, la fatica e lo studio.

La metodologia più antica ma anche più innovativa a cui si possa ricorrere è l’aridocoltura. Essa riduce al minimo l’utilizzo dell’acqua, abbattendo i costi di produzione, ma soprattutto rispettando il terreno. I frutti che ne derivano sono altamente nutritivi e si conservano più a lungo.

I frutti della terra

Ne è esempio perfetto il “pomodoro d’inverno“, anche conosciuto come “pomodoro di Aradeo“, che si conserva tradizionalmente appeso (le pende) e che può durare anche fino a un anno. Benché questa varietà sia stata molto conosciuta e apprezzata per generazioni dalla gente del posto, era di fatto ormai uscita dal mercato.

A recuperarla ci pensano allora questi ragazzi, coltivandola e riportandola nelle case della comunità.

Con le stesse modalità si dedicano anche alla coltivazione di due antiche varietà di grano duro, il “nazionale” e il “Timilìa“, delle “patate di Galatina” e di tanti altri prodotti da orto.

Comunità e prezzi

Il progetto Karadrà è legato indissolubilmente alla comunità. Per loro, aggregazione e socialità hanno lo stesso peso del lavoro sulla terra.

Tantissime sono le iniziative sociali e culturali organizzate. Una che ci è piaciuta particolarmente è stata quella dell’offrire la possibilità a chiunque, in un giorno prestabilito, di raccogliere personalmente e gratuitamente una cassettina di pomodori direttamente dal loro campo.

Iniziativa volta a contrastare gli sprechi e a venire in contro alle difficoltà economiche post lockdown della comunità.

Poiché il mercato al quale si rivolgono è principalmente quello locale, come cooperativa propongono dei prezzi calmierati. “Cerchiamo di proporre un prezzo giusto, che sia equo rispetto al lavoro che c’è dietro e che garantisca accessibilità. E’ anche questo un modo per rieducare la comunità e riavvicinarla alle buone pratiche.

La resa dei nostri raccolti è inferiore a quella dei raccolti in convenzionale, ma solo in termini quantitativi. Di conseguenza un nostro prodotto non potrà avere un prezzo in linea con quelli “al ribasso” della grande distribuzione.”

Il sapore della differenza

Il prezzo onesto è giustificato però dalla resa qualitativa. E’ qui che entra il gioco il gusto. E noi di Ci Torneremo siamo qui anche e soprattutto per questo. “Quando un cliente prova un nostro prodotto, nota subito la differenza, e sarà lui stesso a tornare da noi”.

Il cliente tipo

Ci saremmo aspettati che il cliente tipo di Karadrà fosse un giovane, più “social” e consapevole.

In realtà ci hanno spiegato che la loro clientela è formata prevalentemente da anziani perché sono loro a comprendere prima degli altri il lavoro che c’è dietro.

Quello con gli anziani è uno scambio culturale e informativo che sta alla base delle pratiche riscoperte da Karadrà. “L’anziano nei campi ci è stato e di fronte al racconto di ciò che stiamo facendo si appassiona ed è voglioso di raccontarci i suoi, di ricordi.”

Biologico sì vs Biologico no

C’era inizialmente da parte di Karadrà la voglia di ottenere il certificato biologico. Con il tempo però hanno abbandonato questa idea per via di quel calderone di contraddizioni a cui quel mondo appartiene.

“Il biologico concede delle cose, anche se in quantità limitate, a cui noi siamo contrari. Il rame ad esempio. Noi siamo “rame free”. Da noi l’utilizzo del rame è bandito come qualsiasi altro metallo. Utilizziamo polvere di roccia, microrganismi e vari altri macerati che prepariamo noi. Se ti dicono che il naturale non si può fare ti dicono il falso.”

Grazie ragazzi!

Dopo questo momento per noi illuminante e una bella cassetta di pomodori ricevuta in omaggio, ci spostiamo per qualche scatto nel loro punto vendita, nel centro della vivacissima Aradeo.

Ci salutiamo con un abbraccio simbolico, promettendoci di tornare prestissimo!

Pubblicato il Italia, Salento